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La carie dentale è una malattia infettiva che colpisce il dente, determinando la dissoluzione dei tessuti duri come lo smalto e la dentina. È infettiva perché è causata da batteri che erodono questi tessuti. Si presentano come delle cavità sulla superficie del dente, con un fondo scuro e una consistenza molle rispetto al resto del dente. Il dentista le diagnostica attraverso un esame sia visivo, ispezionandole con un apposita sonda, che radiografico, soprattutto se sono intradentali.

Le cause delle carie possono essere sia endogene, associate cioè alla predisposizione genetica dell’individuo, sia esogene, attribuibili principalmente ad abitudini errate (alimentazione, fumo, ecc.). La carie presenta diversi sintomi a seconda dello stadio in cui si trova: nello stadio iniziale è sostanzialmente indolore. Man mano che i tessuti duri, come lo smalto e la dentina, vengono intaccati, aumenta la sensibilità al caldo e al freddo e a determinate sostanze come zucchero e sale. Negli stadi più avanzati, quando la carie arriva alla polpa del dente, il paziente comincia ad accusare anche altri sintomi quali: mal di denti, alito cattivo, e accentuata ipersensibilità agli sbalzi di temperatura e al dolce, salato, acido.

Una volta diagnosticata la carie, in base alla profondità e gravità della stessa, si procede alla rimozione tramite la terapia conservativa (otturazione o intarsi), oppure, nei casi più gravi, tramite la devitalizzazione del dente.