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Quando si parla di “rigetto” si intende la reazione del sistema immunitario ad un corpo esterno che l’organismo non riconosce. Parlare di rigetto degli impianti dentali, però, non è del tutto corretto. La vite in titanio, solitamente utilizzata nelle operazioni di implantologia dentale, è studiata appositamente per non provocare reazioni allergiche o ipersensibilità: la lega in titanio, infatti, è completamente bio-compatibile e costruita per essere accettata in tutto e per tutto dal corpo umano (la maggioranza delle protesi, proprio per questo, viene realizzata in questo materiale). Quello che viene impropriamente definito rigetto, è in realtà un distaccamento precoce o tardivo dell’impianto dentale provocato, nella maggior parte dei casi da fenomeni infettivo-infiammatori o da traumatismo masticatorio.

 

Distaccamento di un impianto: le cause

La perdita di un impianto può avvenire nel breve e nel lungo periodo e i motivi possono essere molteplici. In alcuni casi l’origine può essere un’infezione batterica, la cosiddetta perimplantite, sviluppatasi attorno all’impianto, che compromette il processo di osteointegrazione e, di conseguenza, la stabilità della vite in titanio.

Se si accusa un principio di distaccamento dopo anni che l’operazione è stata effettuata, le cause possono essere principalmente due: una scarsa igiene orale, che favorisce lo sviluppo di infezioni e quindi un indebolimento delle cellule legate all’impianto, traumatismo masticatorio non rilevato o il tabagismo. Fumare, infatti, è una concausa delle infiammazioni del cavo orale nonché un acceleratore di tutte le micro-patologie che possono svilupparsi a livello di denti e gengive.

Mediamente la vita di un impianto dentale va dai 20 ai 30 anni e solo nel 3% dei casi è stimata la perdita dell’impianto, che può verificarsi anche in più fasi: nei giorni successivi all’intervento, ma anche negli anni a venire.

Per preservare l’impianto bastano pochi accorgimenti: una costante e corretta igiene orale domiciliare e professionale e per rimuovere residui di placca e tartaro che si depositano sui denti.

Cosa fare in caso di perdita di un impianto

Nel caso in cui si manifesti uno dei sintomi sopracitati, la prima cosa da fare è rivolgersi al proprio dentista che dopo aver disinfettato l’area, visionerà l’impianto attraverso una radiografia per constatare la possibile presenza di una perimplantite.

Se la perimplantite viene diagnosticata in tempo, può essere curata con una seduta di igiene orale professionale e una cura di antibiotici. In alternativa, se la perimplantite ha già attaccato l’osso, il dentista dovrà ricorrere ad un intervento chirurgico volto a detergere la superficie dell’impianto ormai non più a contatto con l’osso. Nei casi più gravi si può arrivare alla necessità di dover rimuovere l’impianto.

Il rigetto, quindi, non è un fenomeno che riguarda l’implantologia dentale, a differenza di infezioni e infiammazioni che nell’implantologia possono verificarsi per effetto di diversi fattori. Prevenirle è semplice, e mantenere in perfetto stato il proprio impianto richiede piccole, e quotidiane, attenzioni da parte del paziente e tutto parte da una corretta igiene orale.

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